La valle del Castellano

Il torrente Castellano nasce a 2150 metri di quota, raccoglie le acque dei monti della Laga e confluisce nel fiume Tronto all'intemo della città di Ascoli Piceno dopo un percorso torrentizio di quaranta chilometri. Il suo corso segna per un lungo tratto il confine tra Marche ed Abruzzo. Fino agli inizi del `900 vi era praticata la fluitazione, cioé il trasporto del legname in tronchi galleggianti sull'acqua.

 
foto Castel Trosino

Castel Trosino

Punto strategico rappresentato da un ciclopico masso di travertino dominante la valle del Castellano, il sito su cui sorge Castel Trosino era abitato già in epoca preromana, costituendo una naturale roccaforte difensiva di Ascoli verso l'Abruzzo. Nel punto più alto è situata la chiesa di S. Lorenzo, ricostruita nel 1855. Caratteristica è la "casa della Regina", piccola abitazione sul corso principale che evoca antiche leggende legate alla presenza longobarda.

 
 

Le sorgenti sulfuree

La riattivazione della diga Enel sotto l'abitato di Castel Trosino ha creato un invaso lacustre che permette un'interessante passeggiata. A valle della diga è possibile scorgere l'imbocco del tratto iniziale dell'acquedotto romano che portava acqua ad Ascoli. A monte del lago si trovano le famose sorgenti d'acqua salmacina, alcune delle quali visibili nonostante la presenza del lago.

 
foto Cartiera Papale

La cartiera papale

 La notevole energia idraulica del Castellano fu sfruttata nel medioevo per muovere macine e gualchiere di questo complesso industriale di notevole interesse per la produzione di vari manufatti. Nel 1512 la cartiera fu ristrutturata, sotto il pontificato di papa Giulio II, acquisendo una suggestiva bellezza rinascimentale. In essa ebbe particolare importanza la fabbricazione della carta, prodotta fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.

 
 
foto Monastero di S.Giorgio

II monastero di S. Giorgio

Costruito nel 1382, fu abitato dai frati spirituali seguaci di Angelo Clareno, poi dai Minori Osservanti, e divenne proprietà privata alla fine del secolo scorso. Di grande impatto scenografico sul fianco boscoso della rupe di Rosara, versa oggi in cattive condizioni di conservazione.

 
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