Dopo l'esposizione a Bruxelles alla Commissione Europea Ambiente e a Roma ( Corpo Forestale dello Stato e presso il Caffe' letterario), Schili propone nuovamente la mostra delle proprie opere "Animaux sauvages" anche ad Ascoli Piceno, arricchita di nuove creazioni, nella cornice dello splendido antico Palazzo dei Capitani del Popolo.
Fortemente interessato ai problemi ecologici, alla conservazione della natura e soprattutto sostenitore di un nuovo modello di sviluppo sostenibile del Pianeta, che tenga conto della limitatezza delle risorse naturali da conservare, dei cambiamenti climatici forse ormai inarrestabili, dello stop all'aumento dei consumi incontrollabili della società globalizzata, etc etc l'artista ha cercato di catturare nelle sue opere ( trattasi quasi eslusivamente di animali selvaggi africani ) l'attenzione di chi osserva , cogliendone la dignità sacrale e la magia totemica dei loro sguardi e delle loro sagome che emergono da un fondo a mosaico "pseudo bizantino".
Tale rappresentazione svela forme, colori e atteggiamenti imprevedibili ; quasi delle caricature al contrario, che portano all'ammirazione ed al rispetto.
Figure animali ripetute in modo quasi ossessivo, come un mantra che ci porta a riconoscere forme spesso familiari, sagome vere e colori di fantasia, rendendoci partecipi e responsabili di quello che stiamo perdendo, senza appello.
Schili esprime nelle sue ultime opere un amore sconfinato per l'Africa e gli animali selvaggi, sognando una dimensione idealizzata di " WILD" e anelando ad una sorta di sentimento religioso nei confronti della Natura.
Schili
( tra pop art e africa missing )
Salvatore Schiliro', in arte SCHILI, nato a Roma, laureato in architettura, ha insegnato per molti anni disegno e storia dell'arte in vari licei romani. Vive e lavora a Roma.
Il grande interesse per la natura, l'ecologia, i problemi ambientali, l'affascinante influenza ricevuta da frequenti viaggi naturalistici in Africa equatoriale (Uganda, Congo, Camerun, Kenia, Namibia, Zambia, Tanzania etc, ) hanno portato Schili ad elaborare variegati microcosmi iconografici.
Da un orizzonte costituito da idoli fantastici, totem primitivi, maschere tribali, influenzato dall'arte del Congo e del Mali, Schili è giunto a rappresentare con sempre maggiore assiduità e passione un mondo abitato da animali selvaggi, in parte con occhio naturalistico, in parte con uno sguardo simbolico- idealizzante. Infatti, la riflessione sulla condizione di oggettiva fragilità alla quale molte specie animali sono esposte conduce Schili a darne una rappresentazione solenne, ieratica e sacrale (le figure animali emergono da uno sfondo policromo quasi pseudo-bizantino) per rammentare all'umanita' la responsabilità della conservazione di tale straordinario patrimonio faunistico.
Nelle opere di Schili gli animali ci guardano con uno sguardo triste, spaurito e rassegnato e ci trasmettono la nostalgia per una condizione passata di totale libertà e un subconscio presente di paura, retaggio di secoli di caccia e bracconaggio. Dietro quello sguardo c'e' tutta una storia di emigrazione forzata e costrizione nelle riserve naturalistiche africane.
L'Africa, con le sue realtà urbanistiche degradate e le sue risorse naturali depredate da secolare sfruttamento, conserva ancora, ma chissà per quanto, un immenso ed unico patrimonio naturale e faunistico.
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