Dal 3 al 30 dicembre 2016
Palazzo dei Capitani
Piazza del Popolo (AP)
Mostra
Fabrizio Focosi
Figure, scenari, racconti. Opere 1985-2015
A cura di Stefano Papetti
Inaugurazione: sabato 3 dicembre ore 17.30
Presentazione del Prof. Stefano Papetti
Orari di apertura mostra:
Dal lunedì al venerdì 16-19.30
Sabato e domenica
10-13 e 15-19
Patrocini: Regione Marche, Comune di Ascoli Piceno
Il lungo e variegato percorso artistico di Fabrizio
Focosi (Ancona, 1945 - Porto Recanati, 2015) inizia, nei primi anni Sessanta,
con l'astrattismo, per poi gradualmente approdare a un figurativismo che, nel
suo evolversi, manterrà una propria inconfondibile cifra stilistica.
La
presente esposizione antologica si concentra sugli ultimi trent'anni di
attività del prolifico pittore anconitano, con una particolare attenzione verso
la maniera che Focosi ha di concepire le figure, di ritrarle, di collocarle
entro scenari di vario genere (interni, marine, paesaggi collinari e urbani) e
di farle dialogare tra loro. Maniera che ha conosciuto una significativa
evoluzione nel tempo, tanto nella tavolozza cromatica quanto nella progressiva
moltiplicazione e intersezione dei soggetti dipinti, oltreché nella loro
elaborazione segnica, fino a raggiungere, in taluni casi (soprattutto nelle
opere degli ultimi dieci anni), una dimensione narrativa, ravvisabile nella
capacità di evocare situazioni, raccontare storie, immaginare percorsi di vita.
Fabrizio Focosi: ritmo, colore e
gioia di vivere
Il lungo
e variegato percorso pittorico di Fabrizio Focosi, avviatosi nei primi anni
Sessanta, ha
attraversato le fasi dell'astrattismo, della figurazione, e della sintesi
compositiva, nel segno di una curiosità e di una sensibilità che lo hanno
portato ad evolversi costantemente, ma sempre mantenendo una cifra stilistica
riconoscibile e originale.
Le sue
opere realizzate a partire dagli anni ottanta fino alla prematura scomparsa
esposte ad Ascoli Piceno aiutano a scoprire una personalità ben viva e
partecipe delle dinamiche sociali del Novecento. I dipinti risentono della scomposizione cubista, ammirata nelle opere di Picasso e
Braque, artisti a lui cari e a lungo studiati, che viene rivissuta alla luce di
una attenzione al colore che rappresenta l'elemento più caratterizzante la
produzione pittorica di Focosi: le tonalità calde del giallo e dell'arancione
si alternano alle partiture fredde degli azzurri, creando una atmosfera gioiosa
che esprime una vivacità sentimentale genuina e spontanea, da condividere con i
fruitori delle sue opere. Sono scene popolate da personaggi che indossano
grandi cappelli di paglia, come quelli che un tempo i mezzadri delle nostre
campagne utilizzavano per ripararsi dal sole di agosto, ed i volti sono ridotti
a semplici volumi, senza che l'artista
ne definisca i tratti.
Dopo un
esordio caratterizzato da una personale adesione all'astrattismo che già
prefigurava la volontà di approdare alla figurazione, dagli anni ottanta in poi
le opere di Focosi si assestano su una linea figurativa che si evolverà in
chiave narrativa: nell'affrontare temi che rivelano la sua attenzione verso le
consuetudini popolari in rapida trasformazione, il pittore utilizza un registro
compositivo di crescente densità, recuperando in certi casi soluzioni
sperimentate negli anni giovanili. Sulla tela la tavolozza squillante definisce
figure e spazi che si risolvono in una semplificata superficie composta da
campiture colorate assemblate come un collage,
ribaltando nel primo piano personaggi ed oggetti che sembrano in alcuni casi
venirci addosso, non per travolgerci ma piuttosto per coinvolgerci in un
contesto spaziale nel quale vengono meno le regole della prospettiva
tradizionale.
Con
questa tecnica l'artista ha affrontato una grande varietà di temi, spaziando
dalle nature morte alle marine, dai nudi
alle scene di vita popolare, non mancando nemmeno di fare qualche
incursione nell'ambito della arte sacra o di storia. Nel primo decennio del
terzo millennio, Focosi dipinge una serie di tele dedicate alla danza, uno
scoperto omaggio a Matisse caratterizzato da colori squillanti, rossi sonori
come un assolo di tromba, azzurri tersi e
gialli solari che definiscono silohuettes femminili che si intrecciano
in un vorticoso e coinvolgente ritmo musicale: interessato alle problematiche
connesse al dialogo fra i popoli, Focosi si è dedicato anche alla
rappresentazione della figura di padre Matteo Ricci in occasione delle
celebrazioni dedicate al gesuita maceratese che ha aperto la strada al rapporto
interculturale con l'Oriente. Anche in questa circostanza il pittore
marchigiano intendeva esprimere attraverso la sua pittura la necessità di
superare le barriere ideologiche e religiose che dividono popoli e nazioni,
recuperando così all'arte il suo ruolo di strumento utile alla divulgazione di
valori morali duraturi e profondi, in contrapposizione alle più fortunate
esperienze dell'arte contemporanea che sembrano spesso rinunciare a questo
privilegio per cercare un facile successo fondato sul culto dell'effimero.
Stefano
Papetti
Ultima Modifica: 04 Novembre 2021