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Mostra Fabrizio Focosi


La Mostra Fabrizio Focosi: Figure, scenari, racconti. Opere 1985-2015, A cura di Stefano Papetti,
è stata prorogata fino al 06 gennaio 2017
 

 
Fabrizio Focosi - Figure, scenari, racconti. Opere 1985-2015

Dal 3 al 30 dicembre 2016
Palazzo dei Capitani
Piazza del Popolo (AP)


Mostra
Fabrizio Focosi
Figure, scenari, racconti. Opere 1985-2015
A cura di Stefano Papetti

Inaugurazione: sabato 3 dicembre ore 17.30
Presentazione del Prof. Stefano Papetti


Orari di apertura mostra:
Dal lunedì al venerdì 16-19.30
Sabato e domenica
10-13 e 15-19


Patrocini: Regione Marche, Comune di Ascoli Piceno

 
 

Il lungo e variegato percorso artistico di Fabrizio Focosi (Ancona, 1945 - Porto Recanati, 2015) inizia, nei primi anni Sessanta, con l'astrattismo, per poi gradualmente approdare a un figurativismo che, nel suo evolversi, manterrà una propria inconfondibile cifra stilistica.
La presente esposizione antologica si concentra sugli ultimi trent'anni di attività del prolifico pittore anconitano, con una particolare attenzione verso la maniera che Focosi ha di concepire le figure, di ritrarle, di collocarle entro scenari di vario genere (interni, marine, paesaggi collinari e urbani) e di farle dialogare tra loro. Maniera che ha conosciuto una significativa evoluzione nel tempo, tanto nella tavolozza cromatica quanto nella progressiva moltiplicazione e intersezione dei soggetti dipinti, oltreché nella loro elaborazione segnica, fino a raggiungere, in taluni casi (soprattutto nelle opere degli ultimi dieci anni), una dimensione narrativa, ravvisabile nella capacità di evocare situazioni, raccontare storie, immaginare percorsi di vita.

 

Fabrizio Focosi: ritmo, colore e gioia di vivere

Il lungo e variegato percorso pittorico di Fabrizio Focosi, avviatosi nei primi anni Sessanta, ha attraversato le fasi dell'astrattismo, della figurazione, e della sintesi compositiva, nel segno di una curiosità e di una sensibilità che lo hanno portato ad evolversi costantemente, ma sempre mantenendo una cifra stilistica riconoscibile e originale.
Le sue opere realizzate a partire dagli anni ottanta fino alla prematura scomparsa esposte ad Ascoli Piceno aiutano a scoprire una personalità ben viva e partecipe delle dinamiche sociali del Novecento. I dipinti  risentono della scomposizione  cubista, ammirata nelle opere di Picasso e Braque, artisti a lui cari e a lungo studiati, che viene rivissuta alla luce di una attenzione al colore che rappresenta l'elemento più caratterizzante la produzione pittorica di Focosi: le tonalità calde del giallo e dell'arancione si alternano alle partiture fredde degli azzurri, creando una atmosfera gioiosa che esprime una vivacità sentimentale genuina e spontanea, da condividere con i fruitori delle sue opere. Sono scene popolate da personaggi che indossano grandi cappelli di paglia, come quelli che un tempo i mezzadri delle nostre campagne utilizzavano per ripararsi dal sole di agosto, ed i volti sono ridotti a semplici volumi,  senza che l'artista ne definisca i tratti.
Dopo un esordio caratterizzato da una personale adesione all'astrattismo che già prefigurava la volontà di approdare alla figurazione, dagli anni ottanta in poi le opere di Focosi si assestano su una linea figurativa che si evolverà in chiave narrativa: nell'affrontare temi che rivelano la sua attenzione verso le consuetudini popolari in rapida trasformazione, il pittore utilizza un registro compositivo di crescente densità, recuperando in certi casi soluzioni sperimentate negli anni giovanili. Sulla tela la tavolozza squillante definisce figure e spazi che si risolvono in una semplificata superficie composta da campiture colorate assemblate come un collage, ribaltando nel primo piano personaggi ed oggetti che sembrano in alcuni casi venirci addosso, non per travolgerci ma piuttosto per coinvolgerci in un contesto spaziale nel quale vengono meno le regole della prospettiva tradizionale.
Con questa tecnica l'artista ha affrontato una grande varietà di temi, spaziando dalle nature morte alle marine, dai nudi  alle scene di vita popolare, non mancando nemmeno di fare qualche incursione nell'ambito della arte sacra o di storia. Nel primo decennio del terzo millennio, Focosi dipinge una serie di tele dedicate alla danza, uno scoperto omaggio a Matisse caratterizzato da colori squillanti, rossi sonori come un assolo di tromba, azzurri tersi e  gialli solari che definiscono silohuettes femminili che si intrecciano in un vorticoso e coinvolgente ritmo musicale: interessato alle problematiche connesse al dialogo fra i popoli, Focosi si è dedicato anche alla rappresentazione della figura di padre Matteo Ricci in occasione delle celebrazioni dedicate al gesuita maceratese che ha aperto la strada al rapporto interculturale con l'Oriente. Anche in questa circostanza il pittore marchigiano intendeva esprimere attraverso la sua pittura la necessità di superare le barriere ideologiche e religiose che dividono popoli e nazioni, recuperando così all'arte il suo ruolo di strumento utile alla divulgazione di valori morali duraturi e profondi, in contrapposizione alle più fortunate esperienze dell'arte contemporanea che sembrano spesso rinunciare a questo privilegio per cercare un facile successo fondato sul culto dell'effimero.
Stefano Papetti

 

 

Ultima Modifica: 04 Novembre 2021

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