Domenica 30 luglio alle ore 21.30
Chiesa S. Francesco
Ascoli Piceno
L'Associazione Coro Ventidio Basso e il Comune di Ascoli Piceno presentano il concerto sinfonico corale in onore di S. Emidio.
PROGRAMMA
FRANZ SCHUBERT
- Tantum ergo D 962 per soli, coro e orchestra
- Messa in sol magg. D 167 per soli coro e orchestra
- Magnificat D 486 per soli, coro e orchestra
Soprano: Valentina Di Cola
Contralto: Federica Ciotti
Tenore: Nunzio Fazzini
Basso: Francesco Baiocchi
Coro Ventidio Basso e Coro Santa Cecilia
Orchestra Benedetto Marcello
Direttore: Maurizio Vaccarili
Composto nell'ottobre del 1828, il Tantum Ergo in Mib maggiore D 962 impiega un quartetto di solisti,
coro ed una orchestra formata da oboi, clarinetti, fagotti, corni, trombe,
tromboni ed archi. L'assenza dei
flauti con il loro suono penetrante contribuisce alla definizione di sonorità particolarmente soffici ed omogenee. La tonalità di Mib maggiore da un tono solenne e luminoso alla
composizione basata sul testo del Pange lingua cui Schubert conferisce, nella
pacatezza del movimento andante, un'ampia respirazione. Ogni episodio solistico è ripreso dal coro ed in questi echi ben bilanciati la
pagina esprime una religiosità dolce e tranquilla, senza inquietudini di sorta, in
cui i ricordi della musica settecentesca si fondono ad una melodia di stampo
inconfondibilmente schubertiano e ad effetti di vago arcaismo, quando il coro
spicca in brevi tratti di enfasi momentanea.
La Messa in
sol maggiore D 167, scritta tra il 2 e il 7 marzo 1815, offre pagine di grande
bellezza melodica che denotano la parentela con la prima fioritura
liederistica. Si apre con un Kyrie pieno di soavità melodica, che ospita al centro un episodio solistico
affidato al Soprano su un delicato accompagnamento pizzicato dei bassi. Il
Gloria fa perno su una scattante figurazione strumentale che ritorna
liberamente nel corso del brano determinandone l'unità: l'antica
brillantezza della Messa napoletana settecentesca acquista in Schubert una
leggerezza primaverile che stempera in un nuovo clima di ingenuità romantica le eleganze decorative del Rococò. Il prodotto assume in tal modo un carattere
originale come conferma il Credo che inizia con la solenne professione di fede
ribadita dall'oggettiva regolarità dell'accompagnamento strumentale, implacabile nel suo costante moto ritmico.
La costruzione del brano è condotta secondo criteri eminentemente musicali ed il
periodico ritorno del 'ritmo della
fede'
disegna uno schema affine a quello
del rondò. L'interpretazione musicale del testo sacro, che nel Credo trova la
maggior ricchezza di spunti drammatici attraverso la successiva evocazione
della nascita di Cristo, della crocifissione e della resurrezione, si piega in
questo caso alle ragioni della forma musicale, come richiede d'altronde l'estrema concisione di tutto il lavoro. Il Sanctus è seguito dall''Osanna in excelsis' in pungente stile fugato. Il Benedictus rispetta la
tradizionale soavità connessa all'intonazione di questo versetto con una bella melodia
che sembra una reinterpretazione tipicamente schubertiana della cavatina
settecentesca. La Messa si conclude con un Agnus Dei che alterna soli e coro in
un gioco di risposte reciproche, mostrando un procedimento espressivo che di
Schubert è la firma
stessa: dopo l'espressione di
una felicità candidamente
frizzante, nelle pagine precedenti, qui le ombre oscure del dolore si allungano
sul paesaggio musicale, incupendole in un senso di sommessa e lancinante
malinconia.
Il Magnificat in Do maggiore D 486, composto nell'autunno del 1816 e datato 25 settembre, è
una delle
composizioni sacre scritte durante la fase finale del periodo giovanile di
Schubert.
Strutturalmente il
Magnificat è costituito da tre distinti movimenti che formano un
trittico, musicalmente e drammaticamente. Il primo movimento, Allegro maestoso
per coro e orchestra, è costruito su due idee musicali in contrasto
strutturale: un tema corale e una fuga. Schubert si dimostra un incomparabile
compositore lirico nell'Andante del secondo movimento in fa maggiore scritto
per quartetto vocale, legni e archi, senza partecipazione del coro, degli
ottoni e dei timpani. Qui la linea del soprano domina il quartetto, mentre le
voci più gravi ne rinforzano i contorni melodici. Il movimento
finale Schubert sceglie di scriverlo in modo concertante, nella struttura di un
rondò per coro, soli e orchestra, in cui il ritmo ternario
finale è simile al 'Dona nobis pacem' sentito al termine delle messe di Haydn e Mozart.
Lo spirito gioioso dell'accoglienza della divina maternità da parte di Maria si
manifesta, dunque, in tre diversi ma complementari sezioni tematiche: una prima
costituita da un inno declamatorio, la seconda e la terza informa lirico-polifoniche
lirico (Amen), tutte capaci di trasformazioni in motivi drammatici e
conclusivi.
Ultima Modifica: 04 Novembre 2021