La popolazione dei Piceni, o Picenti, comincia a riconoscersi, in maniera distinta, durante il periodo dell'Età del Ferro. Essa controllava la vasta area del Medio Adriatico tra Marche e Abruzzo a partire dal IX sec. a.C. fino all'intervento espansionistico romano. Gli studi più recenti non fanno più riferimento a spostamenti in massa di popolazioni vicine, ma ad una fusione di diverse provenienze e culture che, molto lentamente, hanno dato vita alla popolazione autoctona dei Piceni, con Ascoli capitale. La volontà dei romani di assoggettare quest'area provocò nel 269 a.C. la ribellione di Ascoli che riuscì, nonostante le disfatte, a conservare una sua indipendenza come civitas foederata.
Esistono diverse teorie sull'origine del nome della città. Secondo il poeta latino Silio Italico, i Pelasgi - popolazione greca - guidati dal re Aesis, risalirono la costa dell'Adriatico e si fusero con i popoli presenti nel territorio piceno, insediandosi sul colle dell'Annunziata detto tuttora colle Pelasgico. Dalla radice as del mitico re si potrebbero spiegare toponimi quali Ascoli, Aso, lesi.
Secondo una versione riportata da Strabone e da Plinio il Giovane, delle genti sabine sarebbero arrivate in questo territorio in seguito ad una migrazione rituale detta primavera sacra. In questo viaggio, esse sarebbero state guidate da un picchio - uccello sacro a Marte - oppure da Pico, mitico re figlio di Saturno; da qui il nome Piceno.
All'inizio del 91 a.C. un altro evento segna i rapporti tra Romani e Piceni: scoppia la Guerra Sociale, combattuta dalle genti italiche per il diritto alla cittadinanza romana. Ascoli riveste un ruolo fondamentale in quanto dà l'avvio alla rivolta. Dopo l'uccisione del Proconsole Quinto Caio Servilio e di tutti i Romani residenti ad Ascoli, Roma reagisce inviando un esercito comandato da Gneo Pompeo Strabone; la difesa è strenua e la città capitola solo nell'89 a.C. dopo un lunghissimo assedio. Prova della lotta tra Romani e Ascolani sono le tante ghiande-missili di piombo, rinvenute soprattutto lungo il torrente Castellano, oggi conservate al Museo Archeologico Statale di Ascoli. Di particolare interesse sono quelle che recano delle iscrizioni tra le quali, per la prima volta, compare il nome Italia.
I reperti provenienti dagli scavi effettuati sul territorio - vasellame, armi, monili, ecc. sono esposti in gran numero al Museo Archeologico Statale di Ascoli.
Tra i rinvenimenti più interessanti conservati al Museo Archeologico, spicca la stele funeraria di Castignano, che presenta un'iscrizione bustrofedica (ovvero che cambia direzione ad ogni riga), in cui un figlio ammonisce chi osasse profanare la tomba del padre (pateresh) e della madre (materesh).
Ultima Modifica: 04 Novembre 2021