Museo dell'Arte Ceramica
Piazza San Tommaso 1
Gli orari di apertura del Museo dell'Arte Ceramica sono conformi agli altri e procedono unitamente:
dal 1° Ottobre osserverà il seguente orario :
mattino dalle 10 alle 17.00
festivi, prefestivi, il sabato e la domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
lunedì chiuso (escluso i festivi)
Orario estivo
mattino dalle ore 11.00 alle ore 13.00
pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 18.00
festivi, prefestivi, il sabato e la domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
lunedì chiuso
telefoni:
biglietteria 0736-248667.
uffici 0736-248669.
fax.0736-240290.
La fortuna della cospicua raccolta di maioliche italiane, di porcellane continentali ed orientali e di bozzetti in terracotta conservata presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno ha conosciuto alterne vicende, legate alla considerazione attribuita nei tempi passati a questi generi artistici. Nel primo allestimento museale, curato nel 1861 da Giulio Gabrielli e da Giorgio Paci, alle maioliche ed alle terracotte venne riservata una sala posta al piano terreno del Palazzo dell'Arringo, corrispondente all'attuale Biblioteca, dove erano esposti anche vari reperti archeologici. In occasione del successivo ordinamento affidato nel 1919 a Luigi Serra, venne allestito un gabinetto delle maioliche al primo piano del palazzo comunale, nella sala oggi adibita alla direzione del Museo, ma negli anni successivi, a causa dell'accresciuto numero di quadri e di sculture da esporre, la collezione ceramica venne trasferita nel Palazzo del Popolo, entrando così a far parte del Museo Civico fino alla definitiva chiusura di quella istituzione. Soltanto pochi manufatti, cui si aggiunsero quelli acquistati dopo il 1925, rimasero nella primitiva sede del Palazzo dell'Arringo, esposti in ingombranti vetrine rinascimentali nella Sala della Vittoria. Dagli anni Venti sino all'allestimento più recente, ultimato nel 1998 a cura della Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici delle Marche, non si era ancora avuta la possibilità di svincolare le collezioni ceramiche ( che nel 1977 erano state nuovamente riunite) dal resto del percorso espositivo. Pertanto, soltanto una selezione dei pezzi più significativi venne esposta in quattro vetrine della sala della Vittoria, mentre altre suppellettili completavano l'arredamento degli altri ambienti della Pinacoteca. L'ingresso nelle raccolte comunali del notevole insieme di manufatti ceramici, per la prima volta presentato agli studiosi in una mia pubblicazione del 1994, può scandirsi in tre successive fasi, attestate dai documenti conservati presso l'Archivio Storico Comunale (depositato presso l'Archivio di Stato di Ascoli ); la prima accessione risale al 1861 quando entrarono nelle civiche raccolte gli oggetti appartenenti alle istituzioni al religiose soppresse. Numerose mattonelle della manifattura abruzzese di Castelli giunsero così dall'opulento convento di Sant'Angelo Magno, dove erano state ammirate nel 1853 dal Carducci; altri manufatti castellani entrarono invece dal convento di Sant'Antonio. In seguito, grazie all'interessamento del direttore Riccardo Gabrielli, le raccolte comunali si arricchirono di una importante raccolta di maioliche e di terraglie prodotte ad Ascoli dalla manifattura Paci, alla quale lo stesso Gabrielli aveva dedicato un ampio ed articolato saggio teso a riaffermarne il prestigio: le varie fasi della fabbrica ascolana, avviata nel 1787 dall'abate Valeriano Malaspina e rilevata poi dalla famiglia Paci, oriunda di Porto San Giorgio, sono rappresentate da oggetti che testimoniano come vari esponenti della famiglia avessero conseguito una egregia perizia tecnica tanto nelle decorazioni paesaggistiche di derivazione castellana, quanto negli opulenti vasi in terracotta, decorati da vivaci figurine di un attardato gusto neoclassico modellate da Emidio Paci, sino ai più modesti oggetti parcamente ornati da mazzetti floreali, dominati dalla caratteristica rosa violacea. Per merito del Gabrielli la Pinacoteca si arricchiva nel 1927 anche di vari gruppi di terracotta di soggetto sacro e mitologico riferibili in gran parte ad Emidio Paci, la cui valentia nell'uso della stecca era nota anche a collezionisti ed amateurs romani e stranieri.Nel 1921, in seguito al lascito del clinico ascolano Antonio Ceci, giungevano presso la Pinacoteca varie maioliche liguri, toscane ed umbre ed un importante insieme di piatti, vasi e potiches giapponesi, la cui presenza si inquadrava nell'interesse per l'esotico che caratterizzava il collezionismo fin de siecle. L'ampia revisione delle raccolte ceramiche depositate presso la Pinacoteca di Ascoli ha consentito anche la rivalutazione di alcuni manufatti medievali erratici e di non chiara provenienza, ma certamente rinvenuti in occasione di campagne di scavo condotte all'interno del territorio cittadino sul finire del secolo scorso; essi suffragano l'opinione che anche Ascoli sia stata sin dal Quattrocento un centro significativo nell'esercizio dell'arte figulina, come del resto attestano i documenti resi noti dal Fabiani. La decisione di svincolare le raccolte ceramiche dal resto delle opere d'arte ospitate nel Palazzo Arringo è andata maturando sin dal 2000, quando da un lato si è potuto constatare l'impossibilità ad esporre negli spazi consentiti tanto prezioso materiale, ma dall'altro si è anche sviluppato una attenzione nei riguardi della tradizione ceramica locale che ha consentito l'ingresso di Ascoli Piceno nell'Associazione Italiana delle Città della Ceramica. Con il coinvolgimento delle botteghe attive nel territorio comunale, sono state organizzate varie esposizioni in Italia e all'estero per promuovere la conoscenza dei prodotti ceramici più tipici del territorio e l'aiuto economico offerto dal Ministero delle Attività Produttive, nella base del progetto " Terra e Fuoco" elaborato dalla Pinacoteca Civica, ha reso possibile il concretizzarsi di un sogno- la creazione di un museo dedicato all'arte ceramica - a lungo vagheggiato. In linea con gli intendimenti di una museologia attenta alle richieste dell'utenza, il nuovo polo museale ascolano - in rete con la Pinacoteca Civica e la Galleria d'Arte Contemporanea- dispone anche di spazi e di attrezzature indispensabili per lo svolgimento di attività didattiche, variamente orientate, che consentiranno di approfondire le tecniche esecutive e la conoscenza della maiolica ascolana. Sono anche previsti stages dedicati alla ceramica, incontri con qualificati artisti che svolgeranno nei laboratori sedute di aggiornamento, rapporti con le Accademie di Belle Arti e con gli istituti Statali di Arte al fine di attivare una rete di contatti conil mondo giovanile volta a vivacizzare l'attività del museo. Nel progetto di restauro dell'antico monastero ascolano di San Tommaso è stata anche prevista la creazione di una sala dedicata alle esposizioni temporanee, dove sarà possibile allestire mostre che illustrino la storia della ceramica italiana, con particolare riferimento a quelle città che, come Ascoli Piceno, fanno parte dell'AICC: le mostre inizieranno con una importante selezione di pezzi storici provenienti dal museo di Nove e di prodotti tipici dell'artigianato ceramico di quell'importante centro produttivo veneto, per poi proseguire con altre realtà italiane. Il percorso espositivo è articolato in cinque sezioni che intrecciano, seguendo un ordinamento cronologico, gli eventi legati alla produzione ceramica ascolana con quelli relativi alle altre manifatture con le quali la città di Ascoli Piceno ebbe occasioni di scambio e gli apparati didattici, estremamente sobri e contenuti, guidano il visitatore nella conoscenza di quanto hanno prodotto i maiolicari ascolani e nell'approfondimento dei loro rapporti con altri centri ceramici italiani. Nella sala video, attrezzata per conferenze ed incontri, una videoproiezione illustra l'attività delle numerose botteghe ceramiche presenti nell'ambito del territorio comunale di Ascoli Piceno, facendo così del Museo dell'Arte Ceramica un centro di raccordo fra l'esperienza maturata nei secoli passati e la sperimentazione più attuale.
Ultima Modifica: 04 Novembre 2021