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Casa di bambola


Casa di bambola



26 marzo 2022

Teatro Ventidio Basso
(fuori abbonamento)

di Henrik Ibsen
con Roberta Procaccini, Alessio Agostini, Maurizio Emidi, Oriana Ortenzi, Igor Ardini, Gabriella Vecchiattini, Elisa Maestri
regia e elaborazione drammaturgica Alessandro Marinelli
scene, luci e artwork Pietro Cardarelli
produzione Teatro C.A.S.T. 
con il sostegno di Comune di Folignano, Comune di Ascoli Piceno

 

Casa di bambola uscì dalla penna di Ibsen nel 1879 ed è ben presto diventato uno dei testi più rappresentati al mondo. Il merito è probabilmente da attribuire al personaggio di Nora, la protagonista del dramma, figura complessa e sfaccettata, capace di abbandonarsi a slanci profondamente autentici e al tempo stesso di agire nell’ombra, sempre in bilico tra illusioni tenaci e scomode verità, tra idealismo e concretezza. La sua vicenda è nota: una minaccia improvvisa la costringe ad affrontare un singolare percorso di crescita, trasformandola da creatura infantile, apparentemente docile e devota, in una donna consapevole e libera dalle logiche maschili dominanti. Nel famoso finale, che tanto scandalo suscitò nella società benpensante dell’epoca, Nora spezzerà le sbarre della sua gabbia dorata per cercare se stessa e il suo posto nel mondo. Questa rivoluzione interiore ha fatto di Nora un emblema delle rivendicazioni femministe, ma sulle effettive ragioni che la spingono a compiere una simile metamorfosi si è molto dibattuto, perché il carattere del personaggio sfugge a qualsiasi definizione univoca. Nora è un enigma che non può essere sciolto, può solo essere interpretato. Ed è questa la sua grandezza, la forza che le ha permesso di superare la prova del tempo e di parlare alla nostra modernità. Nora ci offre l’occasione di scavare a fondo nel suo e nel nostro vissuto, facendo emergere visioni inedite e imprevedibili: e se la casa di bambola, così minuziosamente tratteggiata da Ibsen, non avesse connotati reali ma fosse solo un miraggio, un luogo della mente dove rifugiarsi per combattere un disagio inesprimibile? E se il desiderio di fuga non affiorasse all’apice del dramma ma serpeggiasse sotterraneo sin dall’inizio, sintomo di un’urgenza sottaciuta per troppo tempo? La messa in scena del Teatro C.A.S.T. rilegge il testo ibseniano alla luce di queste suggestioni, fotografando il turbamento che nasce dalla consapevolezza di vivere un amore finito, quando ancora non si è pronti ad ammettere il fallimento, o semplicemente non si può.



Ultima Modifica: 11 Gennaio 2022

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